La progettazione del mobile etnico
Tutto inizia osservando la tavola di legno davanti a sé: il suo potenziale intrinseco, la forma di cui farà parte, i materiali con cui assemblarla, sposandola per un’altra vita ad elementi soltanto in apparenza così distanti ed inconcepibili per occhi che non abbiano la visione di un designer.
Parliamo di legno recuperato da costruzioni ed arredi antichi, in angoli lontani e dimenticati. Travi, porte, strutture lignee provenienti da un mondo che non esiste più. Gli elementi essenziali di un’architettura rurale di oltre un secolo, vengono rivitalizzati attraverso un design teso a recuperare e rispettare ogni singolo elemento naturale, complice l’artigianalità di un territorio che ha reso la falegnameria un’eccellenza famosa in ogni angolo dell’abitare.
Oltre al legno sono state recuperate non soltanto le maestranze artigiane e le loro capacità, ma anche tecniche antiche ormai ovunque surclassate da macchinari super-tecnologici. Ogni complemento d’arredo è di nuovo plasmato dal tempo, quel fattore così prezioso e così spesso centellinato che scandisce ogni azione. Qui, dove la progettazione nasce non soltanto a tavolino ma durante tutta la fase di trasformazione e di assemblaggio di ogni pezzo, lui, il tempo, è di nuovo un grande maestro.
Mani sapienti ed attente, non macchine che livellano tavole vissute e usurate dal tempo. Ogni centimetro è curato, ogni tavola di legno è sottoposta ad un processo di pulizia e restauro. La materia prima, nobilitata prima dal tempo, sta per diventare un elemento unico ed irripetibile.
Ogni esemplare potrà assomigliare a qualcun altro, ma soltanto in apparenza; ciascun legno ha le sue caratteristiche: l’artigiano sa come rispettarle ed evidenziarle. Per i pezzi più importanti ed impegnativi è stato creato un documento di identità che ne conferma l’autenticità e ne racconta l’origine, le lavorazioni ed il valore assoluto: elementi indispensabili per apprezzarlo fino in fondo, un giorno dopo l’altro.
Questo articolo ha 0 commenti